(Di Elio Santarelli, estratto da “Il Pensiero Romagnolo”
N. 31 e 32, 7 e 14 Settembre 1974)
Sorgono intanto tempi diversi: in Romagna ferve sempre la lotta al coltello fra repubblicani e marxisti, mentre, prima timidamente, poi a grandi passi, avanza il fascismo Tonino Spazzoli per sue disavventure politiche paga di persona e lo vediamo nell’agosto 1921 nel carcere di Ravenna. Vi rimane per poco, forse alcuni giorni, poi si rifugia a Porto Barross, nello Stato indipendente di Fiume, sorto dopo la defenestrazione di D’Annunzio.
Si erano formate a Forlì in quell’aprile 1921, le Avanguardie giovanili repubblicane, volute particolarmente da Mario Santarelli per difendersi dagli avversari politici e per condurre opera e propaganda repubblicane. Tonino Spazzoli, con Icilio Missiroli, Augusto Varoli, Bruno Giacometti, Mario Miserocchi, ä fra i più generosi ed attivi per la salvaguardia dell’idea.
Queste organizzazioni giovanili vivranno fin poco dopo la marcia su Roma e, specialmente in Romagna, daran filo da torcere agli avversari, fascisti compresi.
Si guarda ancora, da Forlì, al Mussolini tendenzialmente repubblicano nei giorni della fatidica “marcia”, come fa – per esempio – Mario Santarelli, il quale spera che la presa del potere dell’ ex direttore della “Lotta di Classe” venga a sboccare in una forma istituzionale repubblicana. Il discorso di Mussolini del 20 settembre ’22 a Udine tocca infatti anche certi tasti di sapore vagamente antimonarchico, che lasciavano intravedere molte porte aperte; tutto questo aveva lasciato sperare ai più ottimisti una soluzione cara ad alcuni repubblicani di Romagna; speranza che in seguito lasciò il posto a molta amarezza e si spense nell’ acqua gelida della collaborazione fra Mussolini e la monarchia, il grande capitale ed il militarismo.
Comunque, per quanto concerne Forlì, in occasione della ” marcia ” romana, Tonino Spazzoli comandò gli Arditi e i Legionari fiumani, col compito, ci precisa Icilio Missiroli, una volta che il futuro duce avesse istituita la repubblica, di occupare la caserma dei carabinieri di Via Mazzini. Purtroppo non vi sarà la repubblica, ma invece il consolidamento della monarchia. Così aveva predetto anche il Sindaco di Forlì Giuseppe Gaudenzi a Mario Miserocchi e a Augusto Varcai, mentre armati di moschetto stavano entrando, secondo il loro solito, nel circolo Mazzini: “Voialtri state rinsaldando la monarchia” disse, e l’ amaro commento trovò ben presto conferma.
Cadono dunque le illusioni di ingenui idealisti e chi ha avuto tentennamenti si accorge, se ne ha voglia, che il Partito nella sua maggioranza aveva ben ragione di non credere allo specchietto per le allodole illuminato dal famoso ” tendenzialismo” mussoliniano.
Perciò la battaglia deve continuare nel Partito più di prima contro le squadracce che ora la fanno da padroni in Romagna. Il 1923 ä un anno da ripensare col pianto in gola, un anno che ricorda devastazioni di circoli, assassini di mazziniani, fiamme di incendi appicati alle fiorenti Case repubblicane. La potenza economica del Partito nel forlivese sta scomparendo sotto il ferro e il fuoco delle nere squadre d’ azione. Tuttavia i repubblicani, dopo che erano stati quasi completamente sgominati socialisti e comunisti, rimangono ancora forti, almeno come espressione ideale e compattezza di iscritti e di simpatizzanti.
Se per ora non ä possibile toglierli di mezzo con la forza, sembrano chiedersi i fascisti, tentiamo di eliminare almeno alcune delle figure più rappresentative con la lusinga e l’adulazione; portarli dalla nostra parte, non dovrebbe essere poi così difficile. Si scomoda per l’ occasione addirittura Italo Balbo, un quadrumviro della marcia su Roma ed ex repubblicano, il quale scrive una lettera appunto a Mario Santarelli e a Tonino Spazzoli nella quale fra l’ altro si legge: “Noi vi cerchiamo, perché conosciamo la vostra anima e vi vogliamo bene”. La risposta dei due amici del 17 marzo 1923 ä quanto mai serena, ma ben decisa e risoluta nel NO: “… Per l’ Italia e per il Popolo, per la giustizia e per la libertà, gli interventisti intervenuti, gli oppositori tenaci del disonesto demagogismo di disonesti pastori i fedelissimi ai principii politici, sociali, etici di Giuseppe Mazzini, son sempre pronti a combattere, a dolorare, a morire, ma modestamente come ieri”.
Gli eventi precipitano giorno dopo giorno, anche se nel periodo dell’affare Matteotti si ha l’ impressione che la biscia stia per rivoltarsi. Purtroppo così non è. Tuttavia a Forlì qualcuno si muove e sono ancora loro, Mario Santarelli e Tonino Spazzoli con Agenore Guberti, altra meravigliosa figura di antifascista, che vorrebbero “fermare” nei suoi uffici il Presidente del Consiglio ritenuto il maggior responsabile se non il mandante vero e proprio dell’efferato crimine. Ma alcuni maggiorenti delle Opposizioni romane bloccano sul nascere l’ azione dei generosi forlivesi perché, affermano, ci penserà il re a mettere a posto Mussolini.
Aggiornamenti di giugno 2021
Casellario giudiziale del Tribunale di Ravenna che riporta la condanna nel 1929 di Tonino Spazzoli per offese al Capo del Governo. Probabilmente documento richiesto per la concessione del porto d’armi (vedi appunto in pagina a sinistra) Marzo 1931