Le motivazioni delle medaglie
Tonino Spazzoli – Medaglia d’Oro al valore militare
Motivazione: Volontario della prima guerra mondiale, mutilato e pluridecorato al Valor Militare, fu nella guerra di liberazione organizzatore audace, sereno e cosciente e diede vita a diverse formazioni partigiane fedeli continuatrici delle più fulgide tradizioni. I più audaci colpi di mano, i più rischiosi atti di sabotaggio, le più strenue azioni di guerriglia lo ebbero primo fra i primi, di esempio a tutti per coraggio, valore e sublime sprezzo del pericolo. Arrestato una prima volta e riuscito ad evadere si arruolava in un battaglione partigiano continuando senza sosta nella sua attività che mai dette tregua all’avversario.
Caduto ancora nelle mani del nemico durante l’espletamento di una rischiosa missione affidata al suo leggendario coraggio, subiva sevizie atroci e martirii inenarrabili senza nulla rivelare che potesse tradire la causa. A compimento della sua eroica esistenza tutta dedicata alla Patria, cadeva sotto i colpi degli sgherri nemici che barbaramente lo trucidarono.
Romagna 8-9-1943 – Coccolia 19-8-1944
Arturo Spazzoli – Medaglia d’argento al valore militare
Motivazione: Giovane combattente della libertà partecipava con somma audacia e cosciente sprezzo del pericolo a numerose azioni di sabotaggio e ad audaci colpi di mano contro colonne nazifasciste catturando prigionieri e rilevanti quantità di armi e munizioni. Animo generoso non esitava ad affrontare il grave rischio di attraversare le linee nemiche per condurre in salvo numerosi militari alleati fra cui 5 Generali. Inquadrato successivamente in un battaglione partigiano prendeva parte ad aspri combattimenti distinguendosi per eccezionale coraggio, valore personale ed ardore combattivo. Durante un attacco da parte di rilevanti forze nazifasciste, sosteneva strenuamente disperata lotta, cadendo da eroe sul posto della mischia col sacro nome d’Italia sulle labbra. Del suo cadavere fu fatto ignobile scempio.
Romagna 8-9-1943 – Cornio di Modigliana 19-8-1944
Inno partigiano repubblicano
Composto dal medico-poeta e militante repubblicano Aldo Spallicci (1886-1973), l’inno risale probabilmente alla fine del 1944. Fra i militanti repubblicani, alcuni citati nel testo, che rimasero colpiti sul campo ricordiamo: Tonino Spazzoli, Arnaldo Guerrini, Aristide, Nello e Luciano Orsini, Adriano Casadei.
I predoni alemanni e i fascisti han sfogato il lor truce livore e col laccio di Sauro e i Battisti hanno ucciso d’Italia il fior fiore.
Ora i martiri nuovi d’Italia avamposti dei nostri destini libertà gridan alto, battaglia sono Spazzoli, sono gli Orsini.
Gonfalone di sangue nel vento rosa rossa che al sole fiorì con le forche rizzate a spavento a Ravenna, a Faenza e a Forlì.
Patrioti del monte e del piano rechi un nome la nostra battaglia e sia Spazzoli e bombe alla mano e sia Spazzoli e bombe a mitraglia.
È la forca lassù di Belfiore che nei celi dell’alba si staglia, è la forca dell’oggi, o Signore, che gli spiriti incalza e battaglia.
Sui vigliacchi su fuoco perdio che già ondeggian le barbare schiere che sbaraglia la spada d’un Dio le camicie sì luride nere.
E tu Kesselring capo ladrone raccomandati l’anima tu ch’è già pronta la corda e il sapone raccomandati tu a Belzebù.
Poi disteso tal quale un brigante col proclama sul petto, ora va che ti copran dal capo alle piante tutto sputi le cento città.
Biglietto di commemorazione di Arturo e Tonino Spazzoli
Agosto 1947, pieghevole P.R.I Sez. T. Spazzoli, Coccolia
Da “Il pensiero romagnolo”, Forlì, 28 agosto 1948
ottobre 1948, Pieghevole P.R.I. dedicato ad Adriano Casadei, Tonino Spazzoli, Arturo Spazzoli
“La Voce di Romagna”, ottobre 1948
“La Voce di Romagna”, 16 dicembre 1950, articolo di Aldo Spallicci
Da “Fede e Avvenire”, maggio-giugno 1964 (leggi il pdf di fede-avvenire-maggio-giugno-64)
Da “Il Resto del Carlino”, 1974
Aggiornamento di marzo 2020
Un opuscolo edito a cura della Provincia di Forlì. Il 2 giugno 1955 venne celebrato il Decennale della Resistenza e fu scoperta la lapide dedicata proprio alla Resistenza nella sala del Consiglio Provinciale, ora Sala Nassiria. Il testo è di Piero Calamandrei che in quell’occasione tenne una bellissima orazione contenuta nel libretto.