Tonino Spazzoli

(Di Elio Santarelli, estratto da “Il Pensiero Romagnolo” N. 31 e 32, 7 e 14 Settembre 1974)

Diversi periodi della vita di Tonino Spazzoli (Coccolia di Ravenna 1899 – 1944) per quanto non sufficientemente studiati, sono tuttavia abbastanza conosciuti: le lotte politiche del primo dopoguerra, il sodalizio con Leandro Arpinati, i rapporti della polizia sul suo operato, le gesta partigiane, il suo arresto e la conseguente fucilazione dell’agosto 1944 […].

Ma della sua partecipazione alla prima guerra mondiale, combattente volontario negli Arditi, si conosce poco o nulla.. In questa occasione abbiamo tentato perciò di colmare un vuoto in cui poniamo in rilevo, attraverso alcune sue lettere dal fronte, lo spirito mazziniano, la fede nella vittoria, il grande coraggio e l’altruismo del giovanissimo ardito del IX Reparto d’assalto.

Nella bella ed accurata xilografia che Francesco Olivucci disegnò ed incise nel 1945 alla memoria di Tonino Spazzoli, e che Augusto Varoli impresse nella sua Tipografia Artigiana, viene messo in risalto in un particolare della composizione la figura del giovane combattente il quale, reduce da un’azione di guerra, mostra il braccio sinistro onorato da ferita austriaca, abbondantemente fasciato da una robusta benda. L’incidente bellico era subito conosciuto a Forlì, tanto che “Il Pensiero Romagnolo” del 30 giugno 1918 riportava la breve nota dal titolo “I fratelli Spazzoli”: “Negli ultimi combattimenti – sottolineava il settimanale – Pippo, tenente di fanteria, è rimasto ferito, non si sa se in modo grave o lieve. Tonino, volontario degli Arditi, è pure rimasto ferito al braccio sinistro e si è meritata la proposta per una medaglia al valore” E la medaglia di bronzo arrivava puntualmente con questa invidiabile motivazione: ” Caporale ciclista del battaglione, comandato temporaneamente ad un servizio che lo teneva relativamente lontano dal combattimento, di propria iniziativa si portava in primissima linea nel momento in cui la lotta era al suo culmine, e con mirabile esempio di arditezza, sprezzante del pericolo, pronunciando parole di fede e di incitamento ai compagni, affrontò risolutamente un nemico più forte di numero concorrendo alla cattura di prigionieri. Ferito gravemente ad un braccio non emise un lamento, non manifestò dolore, ma al suo comandante che gli rivolgeva parole di conforto disse che alla Patria si poteva anche dare di più, ed espresse il suo vivo rammarico per essere obbligato a ritirarsi dal combattimento. – Monte Asolone, 24 giugno 1918”. Qualche mese prima Spazzoli era stato colpito da schegge, ma lievemente, ad un ginocchio; per lui la ferita era di poco conto, tanto che scrivendo il 13 aprile a Balilla Santarelli, anziano amico e dirigente del Partito Repubblicano forlivese, gli sottolineava: “Io non comprendo tutte quelle fregne mosse a mio riguardo, per una lieve, superficiale ferita, riportata il giorno dopo che giunsi costà: nel fare istruzioni di lancio di bombe a mano, alcune schegge mi scalfirono un po’ il ginocchio; perché fare tanto chiasso? Cose che da noi sono all’ordine del giorno … Vedo per mezzo del “Popolo d’Italia”, il “Giornale del Mattino” ed i giornali locali che in Romagna si lavora molto contro il nemico comune. Bravi!”

Spazzoli si trovava allora, anzi fin dal gennaio 1918 (dopo essere stato in altri reggimenti fra il giugno 1917 e il gennaio 1918) soldato nei Reparti d’Assalto, cioè negli Arditi. In questo periodo scriveva abbastanza assiduamente all’amico Balilla, e il “Pensiero Romagnolo” riportava qualche sua lettera dal fronte, che manifestava come s’è detto spirito patriottico e gran fede nella vittoria.
Egli era dunque aggregato nell’invitto IX Reparto d’assalto, che si coprì di gloria nelle battaglie decisive del giugno 1918. E a Santarelli, il 21 dello stesso mese, riferiva con parole d’entusiasmo: ”Vivo in un’atmosfera di gloria e di vittoria. Le Fiamme Nere del IX Reparto sono state esaltate da tutti. La via d’accesso di Bassano l’abbiamo chiusa ermeticamente coi nostri petti. Siamo 500 gatti, ma ‘lavoriamo’ per una Divisione di truppe scelte. Il IX Reparto che ha preso di scatto in 10 minuti il Col Moschin è pronto ai più duri cimenti. All’Italia grande un W clamoroso”. E il 23 giugno, sempre allo stesso corrispondente: “E’ giunta l’ora della Riscossa. In alto i cuori e un W all’Italia”. Spazzoli dunque si trovava nel pieno della battaglia che dagli altipiani del mare Adriatico (dall’Altipiano di Asiago ai contrafforti del Monte Grappa ed al Piave) le armate austriache avevano scatenato per tentare di rompere lo schieramento italiano. Al IX Reparto, che era comandato dal maggiore Giovanni Messe, era giunto un ordine dal comando della Brigata Basilicata in cui veniva particolarmente sottolineata l’importanza della riconquista del Col Moschin, di cui appunto aveva parlato Spazzoli. L’azione della battaglia veniva mirabilmente descritta dal tenente Alberto Businelli nel volume “Gli Arditi del IX”: Ci siamo appena portati nella selletta che divide il Ferinon dal Col Moschin che l’artiglieria apre il fuoco. Gli Arditi sbuffano come mantici. Alle 7 precise, senza attendere il segnale degli ufficiali, sotto l’intenso cannoneggiamento, gli Arditi scattano e si lanciano all’attacco delle munitissime posizioni nemiche. Ad un tratto, in pochi minuti, siamo sulle trincee; un uragano di fuoco si abbatte sul nemico che, ancora sotto l’impressione del bombardamento, non si aspettava che assieme con le granate arrivassero gli Arditi. I pochi nemici che scampano, inseguiti, vengono raggiunti dai colpi dei petardi. Gli altri sono morti o prigionieri”. Con l’avanzata, ancora qualche sacca di resistenza “ma per poco. Sono le 7 e 10 minuti. Abbiamo raggiunto e conquistato quota in dieci minuti. Di qui, ormai, il nemico non passerà più”.
Si è accennato all’azione di Spazzoli che sul Monte Asolone il 24 giugno 1918 aveva subito la grave ferita al braccio. Per la conquista dell’Asonole (punto strategico fra il Col Moschin e il Grappa) la battaglia fu tremenda, micidiale; ma, infine, il monte passava nelle mani degli italiani. “Il Reparto – scriveva sempre Businelli – miserevolmente ridotto, rimane a presidiare l’Asolone malgrado il feroce tiro a cui lo sottopongono le artiglierie nemiche e lo tiene, quantunque non vi siano più trincee, ricoveri, caverne”. Poi il combattimento langue per cessare infine del tutto. “Ma l’amarezza degli animi è grande [per le gravi perdite] malgrado la nuova vittoria. Tuttavia il ritorno [nelle retrovie] è festoso, ma i buoni cittadini di Pove piangono ed esclamano:”Quanti pochi, poverini!”. In durissime e successive azioni fra il Monte Asolone e il Col della Berretta, che si avranno a pochissimi giorni dall’armistizio, si metteva in viva luce cadendo anche ferito gravemente il forlivese Antonio Dal Monte, sottotenente sempre del IX Reparto, che guadagnava una Medaglia d’argento con splendida motivazione.
Dopo la ferita sull’Asolone, Tonino Spazzoli veniva inviato per le medicazioni e le cure all’Ambulanza chirurgica e da lì il 27 luglio 1918 inviava all’amico Santarelli poche righe in cui avvertiva:” Entro questa settimana probabilmente sarò a Forlì”. Mesi dopo, a guerra comunque già finita, egli era invece ancora all’Ospedale di Udine nel reparto di chirurgia ed apriva a Balilla Santarelli il suo animo corrucciato e impaziente per la segregazione a cui era costretto, ma con la speranza però di uscirne presto fuori: ”Sono qui degente all’Ospedale – si lamentava il 1° febbraio 1919 – in attesa di visita superioreche decida sul caso mio; sono pochi giorni che mi trovo qui rinchiuso, ma già un gran peso mi sovrasta. Ho sete pazza di libertà. Come in tutti gli ospedali qui comanda il clero”. Spazzoli poi si abbandonava a considerazioni politiche che interessavano il Partito repubblicano forlivese, in attesa, sottolineava ” di liberarmi presto della stelletta monarchica”. Altre lettere di Spazzoli (appena cinque tuttavia) si possono leggere sul “Pensiero Romagnolo” fra febbraio e giugno 1918. Ne trascriviamo una – era anche questa indirizzata a Balilla Santarelli – ripresa dal settimanale il 23 giugno 1918, quando già infuriavano le battaglie di cui si è parlato: “Abbiamo riportato una bellissima vittoria. Questa volta li abbiamo salassati a modo. Io sempre bene e allegrissimo. L’Austria si accorgerà ancora una volta di cosa siamo capaci di fare. W l’Italia sempre”.
Nel corso della guerra, Spazzoli aveva meritato, oltre alla Medaglia di bronzo, tre croci di guerra al valor militare. Congedato, guarito nel corpo, già maturo nell’animo, egli riprendeva sulle piazze la sua azione repubblicana, prima nelle dure lotte contro il Socialismo neutralista, poi contro il trionfante Fascismo nazionalista e monarchico.

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